I 75 anni più uno di ANCE Venezia

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Il Presidente di ANCE Venezia, Giovanni Salmistrari, ha aperto i lavori della Assemblea annuale della Associazione, che si è svolta lo scorso 15 luglio all’interno della sala della Scuola Grande, con un lungo discorso sui valori da potenziare per lo sviluppo dell’area Veneziana.

L’evento è stato una importante occasione di confronto per chi crede nella possibilità di rilancio di una città e, più in generale, di un territorio, con grandi potenzialità economiche, sociali e ambientali.

Nel suo discorso, il presidente ha esordito così: “E’ nostra intenzione collegare strettamente il nostro passato con quello che vorremmo fosse il nostro futuro”.

Un anno difficile in cui dialogare

Ha parlato delle diverse iniziative portate avanti dalla Associazione per questo importante anniversario (i 75 anni dalla fondazione), tra cui spicca senza dubbio il restauro dell’affresco di Giambattista Tiepolo, che caratterizza il soffitto della sala consiliare a Palazzo Sandi, sede storica di ANCE Venezia. Un lavoro complesso ma che sotto la guida e il controllo della Sovrintendenza sta esaltando un’opera di grande impatto emotivo. Già dopo l’estate sarà possibile vederlo. Si è poi parlato del piccolo laboratorio sul futuro di Venezia, attraverso il confronto approfondito con alcune personalità che per storia o per il ruolo che svolgono dedicano una particolare attenzione alla città e possono mettere in campo e in comune una riflessione in grado di produrre idee e proposte. Sono le interviste a cura di Alfredo Martini pubblicate su Il Gazzettino. Alcuni di loro erano presenti all’evento, in qualità di relatori.

Nel discorso iniziale, Salmistrari ha definito il periodo della pandemia il momento migliore per ripensare e provare a mettere sul tavolo nuove idee. “In questo tempo fermo avremmo dovuto mettere a fuoco i grandi problemi di una città che deve confrontarsi con questioni nevralgiche essenziali, così che quando saremmo tornati a un tempo diverso confrontandoci con un cambiamento che sarà inevitabile fossimo in grado di affrontarlo con mezzi e soluzioni adeguate trovando un nuovo e giusto equilibrio tra i bisogni e le caratteristiche della città e l’indiscutibile valore economico del turismo che resta una risorsa fondamentale per Venezia”.

Un lavoro interdisciplinare per identificare nodi e opportunità

Il lavoro scaturito dalle interviste ha creato una sorta di “dialogo a distanza” tra diversi interlocutori sul futuro dell’area veneziana. Questo processo interdisciplinare ha identificato alcuni spunti interessanti da approfondire per una nuova visione di questo territorio. La prima riguarda il superamento della contrapposizione tra città storica e città metropolitana. “Andrà sicuramente ricomposta – afferma Salmistrari – quella bidimensionalità tra la città immersa nella laguna e il background della terraferma vista come una realtà metropolitana policentrica, connessa con le altre realtà urbane di Padova, Vicenza e Treviso nodo nevralgico nazionale ed europeo, di cui parla Paolo Costa – che pur non potendo essere presente per impegni personali – sarà sicuramente recuperato nel prosieguo del progetto. E’ necessario dare a questa Venezia quell’identità contemporanea richiamata da Gabriella Chiellino. Una identità fondata sui nuovi paradigmi delle transizioni ecologica e digitale: la sostenibilità e l’innovazione. Una Venezia che poggi su alcuni pilastri che ne fanno il polo strategico di questa realtà metropolitana: il Centro storico, la laguna, Mestre/Marghera e il litorale”. Bisogna integrare da un lato un centro storico che, come ha ricordato nel corso della giornata Ezio Micelli, ha visto il proprio modello economico passare da polo di produzione e di ricchezza all’attuale modello economico, basato prioritariamente sull’estrazione della rendita turistica; dall’altro la profonda trasformazione e rivalorizzazione della terraferma e di Mestre in particolare. Si è poi assistito nell’ultimo periodo a un degrado dell’area lagunare a fronte di uno sviluppo straordinario del litorale. Tutto ciò ha ovviamente comportato importanti fenomeni demografico – migratori, ma anche di trasferimento di reddito e quindi di ricchezza.

Sulla base di questi spunti emersi, la lettura che viene data da Bruno Barel nel corso dell’evento è quella di una “Venezia città moderna e vitale, sia sul piano urbanistico ed architettonico che su quello economico e sociale e culturale, che ha saputo farlo senza perdere il cordone ombelicale con il centro storico”, costituisce un riferimento per capire come la città storica possa sprigionare energie nuove “nell’ambito di funzioni e servizi essenziali per la nuova economia e al tempo stesso di rinnovata attenzione per la cultura e lo sviluppo sostenibile.”

Puntare sul nuovo valorizzando la tradizione

“Se sapremo ricreare opportunità occupazionali – sono le parole del Presidente Salmistrari – la gente tornerà e allora le abitazioni e il patrimonio immobiliare ritorneranno ad essere funzionali appunto a una ripresa economica. Il progetto che stiamo promuovendo con le università e con la collaborazione del Comune di convogliare parte del patrimonio immobiliare sulla domanda di studenti va in questa direzione”. Un progetto di cui ha parlato poi con maggiore dettaglio il rettore Ferlenga nel suo intervento  e che punta, oltre che sulla valorizzazione del patrimonio immobiliare, sui luoghi, sulla storia, sul paesaggio, sviluppando progetti, creando indotto e servizi.

Puntare sul nuovo e sul territorio significa anche valorizzare l’acqua: vuol dire anche puntare su quel laboratorio “a cielo aperto della transizione sostenibile” proposto da Gabriella Chiellino che dovrebbe basarsi su “un grande progetto di salvaguardia del microsistema paesaggistico oggi in pericolo di fronte ai cambiamenti climatici e agli attuali livelli di inquinamento.”

Alla luce di queste prime sistematizzazioni le opportunità per le costruzioni sono diverse e chiamano in causa le capacità e la storia di un’industria che è stata sempre protagonista della nascita e della trasformazione edilizia e architettonica, garantendone una manutenzione costante fatta di saperi, di utilizzo di tecniche tradizionali ma anche di attenzione alla ricerca e all’innovazione.

L’industria veneziana delle costruzioni con la sua storia si ripropone da protagonista nella convinzione che anch’essa deve fare i conti con i profondi cambiamenti che hanno e continuano a caratterizzare i nostri territori, sapendo accettare le sfide della qualità, della sostenibilità e dell’innovazione. Tuttavia, per farlo necessita di un contesto e di una consapevolezza generale sul suo valore e sull’importanza che essa può continuare a rivestire nei processi di trasformazione e di conservazione della città storica così come di quella metropolitana.

Chiude Salmistrari con una “chiamata alle armi”: “Nell’era della comunicazione dove troppo spesso il messaggio supera per forza la realtà sostanziale delle cose, la narrazione può fare la differenza. Come Ance intendiamo porre rimedio al ritardo di riflessione, al tempo perduto e lo vogliamo fare, come ho detto, proponendo un metodo fondato sul lavoro comune di alcune persone autorevoli e soprattutto appassionate”.

 

 

 

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